Definizione del Counselor e codice deontologico (norme generali)


Il presente Codice Deontologico è l'insieme dei principi e delle regole che i counselor  iscritti al Registro delle loro Associazioni di categoria di riferimento devono osservare nell' esercizio della professione.
Il comportamento del Counselor , anche al di fuori dell' esercizio della professione, deve essere consono al decoro e alla dignità della stessa.

02. Compiti del Counselor

Il compito del Counselor  è quello di aiutare, supportare e orientare chi ne faccia specifica richiesta, attraverso strumenti prevalentemente verbali-logici, senza avere intenzioni terapeutiche.

03. Formazione e competenza

E' richiesto che il Counselor , regolarmente iscritto al Registro Nazionale della propria Associazione di riferimento come socio ordinario, possieda una specifica competenza nell' ambito della pratica relativa alla propria specializzazione sostenuta e mantenuta, attraverso:

seminari e corsi di aggiornamento; esperienze di supervisione individuali ed in gruppo; partecipazione alle giornate di studio della Associazione di riferimento; partecipazione a congressi nazionali o internazionali.

04. Limiti dell' attività

Il Counselor si impegna a fornire la sua opera solo nei casi in cui ritenga il suo intervento utile e possibile, secondo i criteri propri del Counseling in generale e dell’ eventuale suo orientamento  in specifico . Negli altri casi dovrà rinunciare ad intervenire oppure avvalersi della collaborazione di consulenti psicoterapeuti, psicologi o psichiatri.

-Norme per l'attività

a) Il Counselor  esercita liberamente la propria professione per promuovere, mantenere e migliorare la vita ed il benessere dei propri clienti, senza distinzioni di sesso, razza, religione o convinzioni politiche, con competenza, buon senso, responsabilità e prudenza.
b) Il Counselor  non prescrive farmaci né interviene sulle prescrizioni mediche. Non utilizza neanche per uso esterno farmaci che abbiano bisogno di prescrizione medica.
c) Il Counselor si astiene sempre dal formulare diagnosi mediche e psicologiche o utilizzare termini ambigui che possano suonare al cliente come tali; inoltre non consiglia mai al proprio cliente di astenersi dalla terapia o dai controlli prescritti dal medico curante, dallo psicologo, dallo psicoterapeuta o dallo psichiatra. Si astiene anche dal giudicare o criticare percorsi e comportamenti di questi professionisti sanitari o dal criticare la metodologia operativa della Medicina accademica o dal sottolineare la possibile tossicità di farmaci.
d) Il Counselor  mantieneo sempre il massimo livello d'igiene personale, del luogo e degli strumenti di lavoro.

05. Segreto professionale

Il Counselor E. deve serbare il segreto su tutto ciò che gli è confidato o che può conoscere in ragione della sua professione. La rivelazione del segreto è consentita:

se imposta dalla legge; se richiesta o autorizzata dal cliente, o dai legali rappresentanti del minore o incapace.

La morte del cliente non esime il Counselor dall' obbligo del segreto.

06. Documentazione

Il Counselor  deve tutelare e garantire la riservatezza della documentazione in suo possesso riguardante i clienti. Nelle pubblicazioni deve essere assicurata la non identificabilità dei clienti.

07. Rispetto del cliente

Il Counselor  ha il dovere di rispettare le opinioni ed i valori del cliente, anche se personalmente non li condivide. A sua volta egli è libero di non collaborare ad obiettivi che contrastino con le proprie convinzioni etiche, pur impegnandosi, ove possibile, a informare ed indirizzare l'utente verso chi possa adeguatamente aiutarlo. In nessun caso egli dovrà abusare della sua posizione professionale.

07a) Costituisce illecito deontologico il rifiuto o l’interruzione del rapporto che non siano accompagnati dalle necessarie cautele per evitare disagi al cliente.
07b) Le prestazioni professionali nei confronti di minori sono subordinate al consenso informato, rilasciato da chi esercita la patria podestà o da chi ne fa le veci. Il professionista è tenuto ad informarsi di situazioni di disagio o contenzioso familiare

08. Prestazioni a distanza
I principi e le norme del presente codice si applicano anche nel caso in cui la prestazione venga effettuata a distanza: internet o altri mezzi elettronici o telematici.

09. Libero Consenso

Ogni intervento è subordinato al libero consenso del cliente, preventivamente informato sulle caratteristiche, le modalità e i propositi del Counseling

10. Onorario

Il Counselor  è tenuto a far conoscere al proprio cliente il suo onorario che va di norma concordato preventivamente. Il compenso non è subordinato ai risultati.
Il counselor è libero di prestare gratuitamente la sua opera.

11. Libertà ed indipendenza del Counselor

L' esercizio della professione di Counselor  è fondato sulla libertà ed indipendenza degli operatori quali loro diritti inalienabili. E' pertanto considerato diritto inalienabile astenersi qualora vengano richiesti interventi che contrastino con le proprie convinzioni etiche.

12. Rapporti con i colleghi

Nei rapporti con colleghi e con le istituzioni il Counselor è tenuto a fornire informazioni sul proprio curriculum formativo e professionale e deve evitare di associarsi o collaborare volontariamente con persone non sufficientemente qualificate o incompetenti.

13. Presa in carico del cliente

La richiesta di consulenza da parte di un cliente già in carico presso altro professionista è consentita ma si è tenuti ad informare, previa autorizzazione del cliente, chi ha già in carico il cliente stesso. Qualora il Counselor o curante primitivo declini di continuare l' assistenza egli può subentrargli dopo essersi accertato di tale rifiuto.

14.  - Interruzione del rapporto professionale

 Il Counselor  valuta se interrompere il rapporto quando lo stesso non porta alcun vantaggio al cliente o se viene meno il rapporto di fiducia. In tal caso se è possibile fornisce tutte le informazioni necessarie per proseguire con altri colleghi od altri professionisti.
14a) E’ eticamente e deontologicamente vietato prolungare l’intervento di consulenza e di counseling qualora si sia dimostrato inefficace

CARTA ETICA DEL COUNSELOR  ANTROPOLOGICO ESISTENZIALE ( dell’ISUE: www.isue.it)

PREMESSA

Il Counseling è una metodologia d’aiuto, che presuppone una relazione e, quindi, un rapporto Io-Tu, attraverso la mediazione della comunicazione.

Il Counseling si rivolge a chiunque senta la necessità di un aiuto o che abbia difficoltà ad affrontare una scelta problematica, ovvero che voglia intraprendere un percorso conoscitivo. Il Counseling favorisce il riconoscimento della situazione alla base della difficoltà e ampliamento delle possibilità di scelta e di operatività, anche attraverso il ricorso a risorse proprie della Persona ma non sufficientemente attivate.

Il Counselor è un professionista che, avendo contatto con il disagio anche in aree /professioni particolari (ad es. come insegnante, assistente sociale, infermiere, psicologo, medico, filosofo, giurista), ha perfezionato la sua competenza con un percorso pluriennale di informazione e formazione, apprendendo particolari modalità comunicative.

Il Counseling, in quanto metodologia, può riconoscere un modello di riferimento ed utilizzare degli strumenti.

Il Counseling Esistenziale ha come riferimento il pensiero esistenziale nell’accezione ampia propria dell’Antropologia Clinica Esistenziale.

L’antropologia clinica è una modalità di operatività propria delle professioni d’aiuto che si sviluppa dalle discipline antropo-fenomenologiche.

I principi base dell’antropologia clinica esistenziale sono:

La centralità della persona, riconosciuta come unica, irripetibile ed irriducibile, immersa in un mondo di possibilità. La professionalità che agisce in un rapporto duale tra consultante e consulente; i due partecipanti al dialogo possono essere due persone come due gruppi o un gruppo consultante che si rivolge ad un consulente professionista d’aiuto. L’atteggiamento del professionista d’aiuto, che è ispirato alla epoché, vale a dire ad una sospensione del giudizio, quindi non colui che valuta e consiglia, ma colui che aiuta l’altro all’emersione delle sue possibilità nascoste, per una risoluzione delle problematiche del momento. La comunicazione come strumento principale: diverse modalità d’approccio possono riconoscere diversi strumenti comunicativi.

Con queste premesse, il Counselor Esistenziale può adottare diversi strumenti al fine di aiutare il consultante al chiarimento interno. Tra gli strumenti quello dal più alto contenuto etico è la logoanalisi coscienziale, strumento comunicativo che favorisce l’emersione maiuetica dei problemi di fondo del consultante senza “invadere” la sua autonomia.

Il Counselor Esistenziale è un esperto in comunicazione logoanalitica, favorendo la chiarificazione autonoma del consultante attraverso un dialogo assolutamente non invasivo e rispettoso delle istanze di colui che chiede aiuto. Il rapporto di counseling è contenuto nel tempo, può risolversi in un solo incontro o in pochi incontri (mai oltre i 12  incontri) ed è mirato ad un problema specifico, il focus.

L'Anagrafico organizzato dall’I.S.U.E. riconosce componenti di specializzazione rintracciabili nei percorsi formativi del professionista: queste specializzazioni non sono tali da differenziare nettamente il campo d’azione. Molti dei counselor iscritti nell'Anagrafico hanno padronanza di ambedue le specializzazioni

La specializzazione psicologico-sociale  implementa le competenze psicologiche del Counselor per aiutare le persone che chiedono un intervento che riguardi eventi o scelte personali, o di un ristretto gruppo sociale; questa specializzazione è quella che più frequentemente si integra con interventi terapeutici. La specializzazione in consulenza filosofica è orientata maggiormente verso problemi generali, difficoltà di scelta nella fede, negli affetti, nel lavoro etc.

 Iscrizione all'Anagrafico dei Counselor Esistenziali

 

Requisito necessario è il possesso di un Diploma di Counseling Esistenziale o affine, a seguito di un corso pluriennale teorico-pratico-formativo, o di formazione tutoriale corrispondente a cui accedono solo persone già in possesso di titolo di laurea almeno triennale. L’Istituto pubblica annualmente l’elenco delle scuole e dei corsi riconosciuti per l’iscrizione all'Anagrafico. L’eventuale decadenza del riconoscimento di una scuola non ha effetto retroattivo per coloro che siano già stati precedentemente iscritti al registro grazie al titolo rilasciato da quella scuola. L'Anagrafico differenzia le due specializzazioni, quella prevalentemente psicologica e sociale, titolo Counselor Esistenziale Psicosociale, e quella prevalentemente filosofica, titolo di Counselor o Consulente Filosofico Esistenziale. L’autorizzazione di iscrizione all'Anagrafico è comunque subordinata a valutazione curriculare da parte del Comitato Scientifico dell’ISUE: il giudizio è espresso dal Direttore Scientifico dell’ISUE. Eventuali controversie possono essere risolte dal Collegio dei Probi Viri che individuerà dei referenti scientifici tra i visiting professors dell’ISUE. L'Anagrafico, alla voce competenze, indicherà anche altri eventuali competenze in possesso dell’iscritto (educator, therapist, didatta o formatore).

Premessa

La carta etica dell'Istituto è il documento in cui vengono enucleati i diritti ed i doveri morali che definiscono quelle responsabilità etico-sociali che devono osservarsi da parte di ogni associato; è un mezzo che garantisce la gestione equa ed efficace delle relazioni umane, che sostiene la reputazione dell'Istituto, in modo da creare fiducia verso l'esterno.

Come ogni carta etica è un documento di orientamento che prevede anche specifiche prescrizioni al fine di non scivolare in comportamenti passibili dell’allontanamento dall’Istituto, come dall’Art. 9 del vigente Statuto.

La struttura della Carta Etica si articola in:

1) I principi etici generali che raccolgono la missione associativa ed il modo più corretto di realizzarla, nonché gli standard etici di comportamento;

2) Gli organi e i compiti previsti per il controllo del corretto comportamento etico.

L'attuazione dei principi contenuti nella Carta Etica è affidata ad un Comitato Etico, indicato dal Consiglio Direttivo e, fino al suo incarico, al Collegio dei Probi Viri. Al Comitato Etico è affidato il compito di diffondere la conoscenza e la comprensione della Carta Etica in azienda, monitorare l'effettiva attivazione dei principi contenuti nel documento, ricevere segnalazioni in merito alle violazioni, intraprendere indagini e comminare sanzioni.

 

 

1. Principi Generali

La mission centrale dell’Istituto è indicata dallo Statuto e si può sintetizzare nei compiti (come da Statuto):

 a) studio e ricerca inerenti al campo delle Scienze Umane ed esistenziali ai vari livelli;

 b) divulgazione e sviluppo delle sopracitate Scienze;

 c) eventuale  attivazione  di  un  settore  clinico  nel  campo  delle  discipline terapeutiche ad indirizzo umanistico ed esistenziale e/o ad esso affini;

 d) eventuale attivazione di corsi di aggiornamento, di formazione e di specializzazione relativi alla teoria ed alla prassi inerenti alle suddette Scienze;

 e) eventuale  attività  editoriale  finalizzata  alla  divulgazione  delle  suddette

     Scienze;

 f) collaborazione ed interazione scientifica con Istituti ed Enti con affinità di scopi

I principi a cui si ispira l’Istituto nei rapporti tra gli associati e nella relazione che gli associati dovrebbero intrattenere con terzi in merito alle finalità dell’Istituto su esposte sono:

Equità e Eguaglianza tra tutti gli associati.

Imparzialità nelle scelte operative del Consiglio Direttivo

Diffusione massima della Partecipazione dei Soci alle attività dell’Istituto. Valorizzazione di ogni nuova iniziativa che rispetti le linee guida dell’Istituto

senza differenze di ruoli tra i proponenti.

Chiarezza, la precisione e la veridicità della comunicazione interna. Uso corretto e riservato dei dati personali.

Rispetto della Persona nei rapporti tra i Soci e nei confronti dei terzi; in quest’ottica rientra anche il rispetto delle opinioni, delle proposte, delle necessità che le Persone, Soci o esterni, avanzano nei confronti delle scelte dell’Istituto.

2. Comitato per il controllo del rispetto della Carta  Etica

Il controllo del rispetto della Carta Etica spetta al Comitato Etico, o, in sua assenza, al Collegio dei Probi Viri.

Competono al Comitato Etico i seguenti compiti:

 - diffondere i principi etici previsti della Carta ed informare sugli standard comportamentali tutti i Soci;

 - favorire l’informazione presso terzi della correttezza etica dell’Istituto e dei suoi associati;

 - esprimere pareri in merito alla revisione delle più rilevanti politiche e procedure, al fine di garantire la coerenza con il Codice Etico;

 - provvedere alla redazione delle proposte di revisione periodica della Carta Etica che saranno approvate dal Consiglio Direttivo;

 - esaminare le violazioni del Codice Etico.

 3. Trattamento dei dati e delle informazioni

 Si fa riferimento alle normative specifiche in materia, ancor più sottolineate nel prevenire ogni possibile riferimento ad eventi o scelte esistenziali degli associati senza la volontà di diffusione del proprietario dei dati sensibili.

 4. Sanzioni

 L'inosservanza alle norme della Carta Etica sottopone il Socio al giudizio del Collegio dei Probi Viri (ovvero al giudizio insindacabile del Comitato Etico, qualora indicato) che può decidere l’espulsione dell’associato dall’Istituto, ovvero può intervenire con indicazioni comportamentali o diffide, al fine di consentire all’associato di recuperare la propria dignità di Socio.

Eventuali comportamenti illegali saranno immediatamente comunicati agli organi giuridici competenti.